mercoledì 28 agosto 2013

Il "tradimento" nella musica

Vi riporto qui un estratto di un'intervista, a mio parere molto interessante, al compositore Fabio Vacchi, al quale, nel corso della stessa è stato posto il seguente interrogativo: "quanto e come si è tradito in campo musicale?". La risposta è stata: "Un tradimento c'è stato ed è quello della musica stessa. Si è tradita la bellezza in nome di rigide astrazioni ideologiche." Vacchi, che ha sempre ricercato una via per unire nelle sue composizioni profondità, bellezza e raffinatezza, era stato identificato come un traditore, ed egli aggiunge: "Si preferiva un pezzo brutto, ma agguerrito concettualmente , a un brano rigoroso ma anche capace di dare gioia. In tal modo si è tradito il corpo umano, primo destinatario del messaggio artistico". Compositore tra i più affermati della sua generazione, Vacchi ricorda come il suo lavoro, all'inizio, fosse considerato lontano ed estraneo ai princìpi delle avanguardie tanto da poter affermare che la sua musica è ed è sempre stata scritta anche "per chi non ascolta quella contemporanea". Negli anni Settanta e Ottanta un brano che potesse essere definito "narrativo" non era visto di buon occhio, e compositori come Britten e lo stesso Vacchi si sono dovuti confrontare con un clima radicale ed un ambiente musicale estremo in cui Pierre Boulez riusciva a dichiarare che tutti i compositori non aderenti al serialismo integrale erano inutili. "Il problema non sono le avanguardie, che hanno sempre una grande importanza quando nascono. Ma nel momento in cui si stabilizzano, diventano la negazione di se stesse" cita Vacchi (dal musicologo Nattiez).
(Tratto da La Repubblica, 27 Agosto 2013)

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